L’Automazione e la Robotica per le aziende Manifatturiere 2.0 …

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L’Automazione e la Robotica per le aziende Manifatturiere 2.0 …

Mercato Globale e opportunità delle aziende 2.0


L’Automazione e la Robotica per le aziende Manifatturiere 2.0 … perché?

Dopo quasi un ventennio di attività di “offshoring” e cioè di collocamento delle proprie sedi sia amministrative ma soprattutto produttive in altri paesi dell’estremo oriente dove minori costi del lavoro e minore tassazione garantivano livelli di Mark-up superiori e minor costo di produzione, oggi si inizia a vedere un importante cambiamento nel modo in cui le aziende manifatturiere, soprattutto quelle attive a livello globale, stanno ridefinendo le proprie catene di produzione e fornitura o “supply chain” e riorganizzando la loro presenza in tutto il mondo “worldwide” con l’obiettivo di una maggiore efficienza produttiva, sua efficacia e sicurezza industriale.

Ma perché questo cambiamento ed inversione di tendenza visto ancora i livelli di tassazione ma soprattutto gli elevati costi della mano d’opera nei paesi occidentali, aspetti questi più pesanti se parliamo della nostra Italia?

Le motivazioni che hanno portato a questo sono varie: la principale, probabilmente è il venir meno delle dinamiche finanziarie associate con la localizzazione di siti produttivi all’estero, segnatamente nei Paesi emergenti del Far East (Estremo Oriente), dove lo sviluppo economico ha inciso anche sul costo della manodopera, rendendo meno attraente produrre in remoto.

Agli aspetti finanziari puri si aggiungono i maggiori costi di logistica e trasporto per movimentare le merci verso i paesi di sbocco o distribuzione e le diverse sottostimate difficoltà, con spese connesse, nel gestire livelli di qualità richiesti dal consumatore a distanza, i rischi di ritardo e di interruzione o rotture di stock, spesso inevitabili in presenza di catene del valore molto estese dal punto di vista geografico, le esigenze sempre più diffuse dei principali clienti di un più rapido “time to market” (tempi di consegna) e le richieste in aumento di prodotti su misura.

Un’altro aspetto da non sottovalutare che ha portato molte aziende a fare “dietro front” con i propri siti produttivi e senza dubbio la problematica della sicurezza della proprietà intellettuale e dei brevetti, di difficile difesa in situazioni ed in paesi ad esempio come la Cina, con basse regolamentazioni e bassa protezione delle produzioni.

La conseguenza di tutto ciò è il fenomeno di “reshoring”, in contrapposizione all’offshoring, cioè il rimpatrio di attività industriali, o almeno la riallocazione di alcune produzioni vicino ai mercati target o di sbocco delle produzioni, con rinvigorimento delle attività industriali dei Paesi avanzati e dell’occidente: come dire si ritorna a casa o quasi …!

Questa è solo una parte del più complesso cambio di tendenza in atto, che vede come riferimenti alla base del “reshoring” l’efficienza delle operation o efficienza produttiva, vicinanza ai mercati di sbocco e reattività per adeguare i prodotti alle esigenze locali, il tutto con una particolare attenzione al grande potere dell’innovazione tecnologica (Es. Gruppo IKEA, Lenovo, ecc.)

Gruppo IKEA - Leader Mondiale No Food

Gruppo IKEA – Leader Mondiale No Food

Importante il precedente riferimento della “vicinanza ai mercati”, che non sono più solo quelli dei Paesi avanzati (USA e Europa) ma anche quelli dei Paesi emergenti (Brasile, Medio Oriente e est Europa), oramai mercati fondamentali per molte aziende manifatturiere, dove il minor differenziale tra costo della manodopera in un Paese emergente e quello di un Paese avanzato perde inevitabilmente gran parte della sua valenza competitiva.

Occorre quindi una rilettura più articolata del “reshoring”: il luogo migliore dove produrre è quello da cui scaturiscono le migliori opportunità ed in cui le problematiche precedentemente esposte possono essere mitigate, se non eliminate, da un utilizzo efficace delle attuali tecnologie digitali.

Secondo quanto sostenuto dalle recenti scuole di pensiero, accanto alla vicinanza ai mercati di sbocco deve esserci anche una vicinanza e attitudine delle aziende alla innovazione; questo perché le nuove tecnologie e le nuove soluzioni di automazione, possono impattare positivamente migliorando i costi, i processi, facendo così la differenza.

Gli esempi che si portano sono per certi versi scontati però emblematici: automazione su misura, robotica avanzata, printing 3D, Internet delle cose e digitalizzazione dei siti produttivi. Tutto questo ed altro ancora, come ben sa chi si occupa di automazione industriale, non può che portare al remote management (o gestione a distanza), inteso come controllo sulle produzioni in siti remoti, con livelli di sicurezza auspicati e con una visibilità globale del processo produttivo tale da garantire qualità e tempistiche.

Certamente non va sottovalutato un fattore ancora importante, quello umano, che deve essere allineato al nuovo asset, ma con le nuove tecnologie di formazione si possono garantire gli skill (abilità) desiderati e si possono raggiungere i risultati sperati.

Per concludere è primordiale si tenga conto che l’approccio corretto non riguarda tanto la contrapposizione tra “offshoring” o “reshoring”, o il trasferimento di un sito produttivo da un posto ad un altro, quanto comprendere che non si può evitare di adattarsi e di prepararsi a una diversa natura del manufacturing 2.0, dove il ruolo dell’automazione industriale [link Blog – Ambiti di applicazione] e della robotica in tutte le sue possibili declinazioni, siano esse consolidate o particolarmente innovative e nuove, sarà fondamentale per poter mantenere la massima efficienza produttiva, la competitività e poter penetrare su nuovi mercati di sbocco o mercati emergenti del terzo millennio.

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